Sostenibilmente in - 8 August 2024

Quando la soluzione è staccare la spina

Dall'Antico Egitto ai moderni smombies: scoprire il valore delle pause per rinascere e innovare

Sapete di cosa avrei bisogno ora? Di una “giratempo”.

Proprio come Hermione, sto cercando disperatamente di allungare le ore del giorno per finire tutto in tempo, in tempo per le vacanze! Sì, ci siamo, sono arrivate, sono alle porte.

Vacanza deriva dal termine latino “vacantia” che significa “essere libero”. Così mi chiedo: da che cosa ci sentiamo prigionieri? Che cosa cerchiamo nella vacanza?

Una sola immagine nella mia mente, il deserto. L’anno scorso sono stata in Egitto, in realtà l’Egitto l’ho visto 8 volte, ma questi sono dettagli. Vi dicevo, l’anno scorso ho visitato questa terra, tra la sabbia, le dune, i cammelli, gli olii profumati, la keffiah e i quad. Mi sono sentita libera, libera di guardare, di annusare, di assaporare, di ascoltare; ma soprattutto, mi sono sentita libera dal cellulare!

Eh sì, perché la connessione in Egitto è proprio come un miraggio nel deserto: rara e sfuggente.

Diciamocelo dai, siamo tutti un po’ schiavi delle notifiche. Il nostro cervello è come un computer sempre connesso, costantemente aggiornato su e-mail, messaggi, e persino sui video, quelli virali su Tik Tok. Questa condizione “da sbirciatina” può però influire negativamente sulla vita quotidiana causando stress, ansia e problemi di relazione. In una parola:  NOMOFOBIA . Gli studi sulla "nomofobia" ovvero la paura di rimanere sconnessi e privi del proprio telefono, dimostrano che a soffrirne sarebbero ben 2 italiani su 5 con un’incidenza maggiore tra i lavoratori e chi vive nelle grandi città. Inoltre, la società americana Dscount's. stima che, ogni giorno, tocchiamo lo schermo del nostro smartphone circa 2.617 volte, per un uso medio di 5 ore al giorno (150 ore al mese, 1.800 ore all’anno). 

Mi verrebbe da dire che dalle mummie agli smombies è un attimo 😉

Il mio viaggio in Egitto, quindi, invece di essere stato segnato dall'ansia di non essere connessa, è stato un'occasione preziosa per riscoprire il vero valore dell’ozio. Mi riferisco all’ozio di Seneca. Le vacanze sono diventate un tempo attivo e produttivo dedicato alla ricerca del sapere e alla crescita personale.

È nell’ozio che capiamo come risolvere quel problema di comunicazione del nostro team, oppure capita, proprio parlando con la guida del posto, l’illuminazione per risolvere una situazione. Mi è successo spesso, infatti, che è stata la pausa caffè, la pausa pranzo, la camminata verso il mezzo pubblico o la chiacchierata leggera a permettermi di ossigenare il cervello e a trovare la soluzione. Solo in quel momento ho visto le cose da un punto di vista diverso.

Proprio come spiega Byung-Chul Han nel suo libro “La società della stanchezza” ormai pretendiamo da noi stessi di essere sempre sul pezzo, sorridenti, allineati, perfetti, attivi, produttivi sia sul lavoro che nella vita privata. Tuttavia, questa mentalità può portare a un esaurimento mentale e fisico, noto come "sindrome dell'incapacità di disconnettersi". Questa pressione costante può danneggiare la salute mentale e, di conseguenza, la produttività. Un articolo del Wall Street Journal ha dimostrato che per dare il meglio al lavoro, il cervello ha bisogno di pause regolari per recuperare energia e creatività. Ciò si traduce in una maggiore capacità di risolvere problemi in modo innovativo e di affrontare le sfide con una prospettiva più chiara.

In pratica il modo migliore di lavorare è stare in vacanza… ahahah… dai scherzo, però…

Vi faccio qualche esempio.

La società di consulenza Ernst & Young ha deciso di aumentare di 10 ore le ferie concesse ai propri dipendenti. Risultato? Nelle valutazioni delle loro prestazioni sono cresciuti dell'8%.

Questo approccio ovviamente non vale solo per i lavoratori, ma anche per gli studenti. All'Harvard Business Review i ragazzi che vanno in vacanza vengono promossi quasi il doppio delle volte in più rispetto ai colleghi secchioni detentori dello studio no stop.

Insomma, dopo questa disamina, mi sembra doveroso salutarvi con un augurio:

vi auguro di rilassarvi, di oziare, di sognare, di rallentare, di riposarvi, perché come dice Ovidio, un campo che ha riposato dà un raccolto migliore.

Che sia per tutti voi, un’estate serena e rigenerante… ormai siamo d’accordo, no? Spesso le idee migliori nascono sotto l'ombrellone!

A settembre,


Chiara Pontoni

Sustainability Manager

Gesteco