“Chiara, ma sei ancora con la bottiglia d’acqua piena da questa mattina?... Non è possibile che non bevi niente!”, mi dice Mattea, alzando un sopracciglio con un’espressione che non lascia dubbi sul fatto che si tratta di un rimprovero.
"Dai, giuro che bevuto!", rispondo con un sorriso malizioso, cercando di sembrare innocente. "Bevo in abbondanza, oggi sono già a 3.496 litri. Mi sto impegnando seriamente!"
Mattea mi fissa con occhi sgranati, quasi incredula. "Chiara, 3.496 litri? Ma tu sei fuori! Mi stai prendendo in giro, vero?"
"No, no," dico, facendo un passo indietro e alzando le mani come a giustificarmi. "Ho bevuto tutto ciò che è nascosto in ciò che mangio! Lo sai che il nostro consumo medio di acqua al giorno è proprio quello? Tra tutte le cose che ho mangiato: la carne, la verdura, le noci, il pane, la pasta... il mio consumo idrico è enorme, anche senza rendermene conto."
Mattea resta un attimo in silenzio, guardandomi stranita. Poi, scoppia a ridere: "Ok, Chiara, se ti fa sentire meglio credere di bere 3.496 litri al giorno, te lo concedo. Ma adesso bevi quel bicchiere d’acqua che è di fronte a te da stamattina!"
E così, mentre me la rido sotto i baffi, mi viene in mente che, nonostante tutto, il nostro consumo d’acqua è davvero qualcosa di poco visibile eppure fondamentale. E no, non sto parlando solo dell'acqua che beviamo, ma di quella che c’è nascosta in ogni singola cosa che mangiamo, indossiamo o usiamo. Purtroppo, sta diventando un problema globale. Ed è proprio di questo che vorrei parlarti oggi.
Acqua, perché è un problema globale
Immagina: entro il 2030, la domanda globale di acqua potrebbe superare l'offerta del 40% (Fonte Summary progress Update 2021: SDG & -water and sanitation for all, United Nations). E questa non è solo una sfida per i paesi in via di sviluppo, ma riguarda anche noi.
Per comprendere l'importanza di una corretta gestione delle risorse idriche, è fondamentale osservare l'evoluzione climatica che ci ha colpito negli ultimi anni. Le temperature estreme e la carenza di precipitazioni hanno portato a un netto aumento degli episodi di siccità, con un impatto diretto sui cicli idrologici naturali, impedendo la normale ricarica di fonti naturali vitali come nevai, ghiacciai, falde acquifere e laghi.
Alla crisi climatica si aggiunge l’aumento della popolazione globale, che nell’ultimo secolo è quadruplicata (previsioni di 10 miliardi di persone entro il 2050!). Questo comporterà un incremento continuo della domanda di risorse naturali, tra cui l’acqua, che però continua a ridursi. Un panorama che richiede azioni urgenti e consapevoli. Per questo motivo ci prendiamo una piccola pausa per riflettere e capire se possiamo fare la differenza.
«Ancora non riusciamo a comunicare l'urgenza del problema. La crisi dell'acqua avanza senza che si faccia nulla per correre ai ripari.»
- Andrea Rinaldo, Professore di idrologia e costruzioni idrauliche all’Università di Padova e al Politecnico di Losanna, vincitore 2023 dello Stockholm Water Prize o “Nobel dell’acqua”-
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Parlando di settori, l’agricoltura, per esempio, è responsabile del 70% del consumo globale d’acqua (Fonte: FAO). E non dimentichiamo l’industria, che ne consuma un altro 20%. Infine, ci siamo tutti noi che contribuiamo con il restante 10% con i consumi negli usi domestici.
Domanda: stiamo facendo tutto il possibile per ridurre il nostro consumo, magari scegliendo cibi e prodotti che ci aiutano a risparmiare acqua? Esiste una soluzione facile da adottare nella nostra quotidianità?
A volte non ci rendiamo conto di quanto veramente consumiamo acqua in modo nascosto. Ad esempio, per produrre 1 kg di carne servono più di 15.000 litri di acqua. Di cui il 3% di acqua prelevata da acque superficiali e sotterranee! È come fare una bella doccia, e non una doccia corta, eh… almeno 25 minuti.
Ma non è solo la carne: una t-shirt di cotone richiede 2.700 litri! Pari a quasi tre anni di consumo domestico di acqua per una persona media.
È come se ogni acquisto che facciamo portasse con sé un "bagaglio" di acqua che non vediamo. Insomma, la prossima volta che compriamo qualcosa, forse vale la pena chiedersi: “Quanto è costato in termini di acqua?”
Concentriamoci ora sul settore industriale.
Le aziende sono sempre più consapevoli che l'acqua non è solo una risorsa naturale, ma un fattore strategico per il loro futuro. Il settore industriale e in particolare i settori Food & Beverage, Fashion, prodotti chimici, farmaci, energia, industriale e minerario sono responsabili del 70% dell'uso e dell'inquinamento delle risorse idriche. Con il rischio di esaurimento delle fonti d'acqua, le imprese che non affrontano questa sfida si espongono a rischi operativi e aumenti dei costi di produzione. In particolare, il settore dei beni di consumo potrebbe perdere 200 miliardi di dollari a causa della scarsità idrica.
Inoltre, la crescente scarsità d’acqua mette a rischio la continuità delle forniture e aumenta i costi operativi. Le aziende che non adottano una strategia di Water Stewardship (c’è anche uno standard di riferimento) rischiano di affrontare disagi significativi nella catena del valore, con possibili interruzioni nelle forniture e aumento dei costi delle risorse. Le imprese che investono oggi nella gestione dell'acqua migliorano la resilienza e garantiscono sicurezza idrica a lungo termine, rafforzando al contempo i loro obiettivi ambientali, come quelli per il clima e la biodiversità.
Questi dati ci dicono che essendo l’economia un’attività umana, i problemi dell’uomo sono i problemi delle aziende e viceversa.
Infatti, anche le azioni individuali sono altrettanto cruciali. Come consumatori, possiamo fare una differenza tangibile. Non si tratta solo di ridurre il consumo domestico di acqua, ma di informarci, educarci e fare scelte sostenibili a livello di acquisti. Semplici modifiche nelle nostre abitudini quotidiane, come scegliere prodotti con un minor impatto idrico, possono aiutare a ridurre la nostra impronta idrica complessiva.
Una lattina di soda? Forse l’hai già bevuta mentre leggevi queste righe. Bene, dietro ai tuoi 330 ml di felicità effervescente, si nascondono ben 200 litri d’acqua. Ti sembra tanto? Eppure, è così, ogni bevanda che consumiamo ha il suo “prezzo” nascosto d’acqua.
Mi stai leggendo dallo smartphone? Produrne uno può richiedere oltre 12 mila litri d’acqua.
Ma non si tratta solo di numeri. La carenza d’acqua non è più solo una questione di disponibilità, ma anche di qualità. L'accesso a fonti sicure di acqua potabile è una sfida crescente: oltre 800 milioni di persone ancora non hanno accesso a fonti di acqua sicura. Ogni anno, 1,5 milioni di bambini sotto i cinque anni muoiono a causa di malattie legate all’acqua contaminata (Fonte: OMS).
I migliori invece nel recupero di acqua sono gli astronauti. Non ci credi?
Gli astronauti sulle navicelle spaziali riutilizzano il 93% del loro sudore e delle urine, che vengono ritrasformati in acqua minerale grazie al Water recovery system.
Tornando alla sgridata di Mattea, forse ha proprio ragione, mi sto disidratando!
E, diciamocelo, non credo di essere la sola. La sete si fa sentire solo quando abbiamo perso l'1% di acqua corporea, e anche se beviamo subito, ci vogliono 20 minuti prima che l’acqua faccia davvero effetto. Quindi, nel frattempo, il cervello ci inganna facendoci credere che tutto sia sotto controllo, mentre in realtà… Siamo già in ritardo! La prossima Giornata Mondiale dell'Acqua il 22 marzo 2025 ci ricorda che anche il pianeta ha sete e non possiamo più ignorarlo.
Ti lascio con un grande classico, sono certa che canterai a squarcia gola. Mitico Lucio!
“Acqua azzurra, acqua chiara
Con le mani posso finalmente bere”
A presto,
Chiara Pontoni
Sustainability Manager Gesteco