Qualche giorno fa, mentre ero da Antonio, il mio contadino di fiducia, mi ha colpito il cesto che ha posizionato davanti alla cassa: "stramp, ma bon". Il cesto aveva solo frutta e verdura dalla forma insolita o, se così si può dire, "bruttina". Questa sua iniziativa commerciale mi ha da subito strappato un sorriso, ma allo stesso tempo mi ha fatto riflettere. «Le vendo scontate» mi ha detto «alla fine, il sapore è lo stesso, ma la gente guarda e non compra».
Inevitabilmente ho cominciato a pensare a quanto questo sia vero per molti aspetti delle nostre vite: non è forse ciò che facciamo ogni giorno anche con le persone? Etichettiamo, classifichiamo, selezioniamo chi è conforme e chi no. Eppure, non sono proprio queste diversità e caratteristiche peculiari a rendere unica ogni esperienza, ogni interazione, ogni essere umano?
La diversità non è un concetto astratto, ma una risorsa concreta. Nella società e nel lavoro, continuiamo a trattarla come un'eccezione anziché un motore di crescita.
L'Unione Europea a tal proposito ha sviluppato strumenti per favorire l'inclusione, come la Strategia di Uguaglianza di Genere 2020-2025, che mira a eliminare stereotipi, garantire pari opportunità economiche e rafforzare la presenza femminile nei ruoli decisionali.
Questo impegno si lega anche ai principi sanciti nella Carta dei Diritti Fondamentali, che dedica un intero capitolo all'uguaglianza, includendo la non discriminazione, la parità tra donne e uomini, i diritti di bambini e anziani e l'inserimento delle persone con disabilità.
Ma quindi, l'uguaglianza di genere e la lotta alle discriminazioni sono solo belle parole?
No, sono molto di più. Sono la chiave per costruire un mondo in cui ognuno possa avere le stesse opportunità, senza dover combattere più degli altri per far sentire la propria voce. È una questione di giustizia, certo, ma anche di crescita: perché una società che include è una società più forte, più innovativa, più capace di affrontare le sfide del futuro.
Tuttavia, raggiungere questo obiettivo non è responsabilità di pochi: richiede un impegno congiunto di istituzioni, aziende e società civile per tradurre i principi in azioni concrete.
Questo significa impegnarsi a:
Diverse aziende stanno implementando iniziative efficaci di Diversity Management con strumenti concreti per promuovere l’inclusione. Alcune, ad esempio, introducono sistemi di segnalazione interni per gestire episodi di discriminazione, mentre altre organizzano corsi di sensibilizzazione per migliorare la consapevolezza dei dipendenti.
Un altro approccio è l’uso di processi di candidatura anonima, per evitare pregiudizi inconsapevoli nella selezione, oppure, dichiarare esplicitamente l’impegno verso la parità nei propri annunci di lavoro per incoraggiare i candidati appartenenti a minoranze.
Un caso interessante di inclusione è quello di Walmart, che ha individuato un ostacolo nella crescita professionale dei propri dipendenti in prima linea, in gran parte afroamericani o ispanici/latini. La mancanza di qualifiche e il costo della formazione impedisce loro di accedere a ruoli più remunerativi. Per superare questa barriera, Walmart ha introdotto un programma di istruzione gratuita e upskilling, che ha aumentato del 20% l’employee retention tra i partecipanti e permesso agli impiegati iscritti all’iniziativa, di aumentare dell’87,5% la probabilità di promozione rispetto ai non partecipanti. Un esempio concreto di come la diversità, se supportata da investimenti mirati, possa tradursi in crescita reale.
E se la diversità non riguardasse solo il lavoro o la cultura, ma anche il nostro stesso corpo?
Se quelle verdure "stramp, ma bon" scartate perché non conformi a un ideale estetico ci somigliassero più di quanto pensiamo? Il body shaming è una delle forme più insidiose di esclusione, un pregiudizio che si insinua ovunque, dalle pubblicità patinate ai commenti sui social. Secondo il Diversity Media Research Report 2024, i media non solo influenzano il concetto di bellezza, ma spesso lo distorcono, alimentando la grassofobia e creando un modello estetico irraggiungibile, che mina l’autostima di milioni di persone.
Ma per fortuna qualcosa sta cambiando… parola di una soddisfatta 46, che ha sempre combattuto con la 44 e che, in un’epoca lontana, ha perfino vissuto l’illusione di essere una 42! 😉
Sempre più persone, infatti, chiedono modelli di bellezza autentici, che riflettano la varietà dei corpi reali e abbraccino la diversità come punto di forza.
E poi è importante parlare anche di intersezionalità ovvero il modo in cui genere, età, orientamento sessuale e abilità influenzano le esperienze individuali a causa delle possibili discriminazioni e di diverse forme di esclusione.
Abbiamo bisogno di ribaltare la prospettiva. La diversità corporea non è un'anomalia, ma la norma. Ripensare il modo in cui raccontiamo i corpi è il primo passo per smantellare gli stereotipi e costruire una narrazione più autentica. La bellezza non è una misura fissa, né una categoria rigida: è una realtà fluida che appartiene a tutti.
Oxana Likpa lo sa bene. Nata a Palermo da genitori ivoriani, è albina e per anni ha subito discriminazioni e bullismo a scuola. «Vorrei entrare nelle classi e spiegare ai ragazzi cosa significa sentirsi esclusi solo perché si è diversi», racconta. «Si ha paura di ciò che non si conosce e poco o nulla si sa dell’albinismo: l’unica volta in cui mi è capitato di trovarlo in un libro di scuola, era accompagnato dalla foto di un animale».
La conoscenza è il primo passo per l’inclusione. Oggi Oxana è una modella affermata, volto di marchi importanti e copertina di Vogue Portogallo. Ha trasformato la sua unicità in un punto di forza, dimostrando che non è la società a dover definire chi siamo, ma siamo noi a riscrivere la narrazione della nostra diversità.
E allora, cosa accadrebbe se iniziassimo a celebrare le differenze invece di temerle? Ti ricordi vero che venerdì è la giornata dei calzini spaiati? Quindi mi raccomando, indossa due calzini diversi, che si lo so, può sembrare un gesto banale, ma in realtà è un simbolo potente per ricordarci che non esiste un’unica forma di normalità e che è la varietà a rendere il mondo più ricco!
È l’ora dei saluti, che questa volta è sulle note del musical “Wicked” di cui per altro hanno fatto di recente un bellissimo film, dateci un’occhiata!
A presto,
Chiara Pontoni
Sustainability Manager Gesteco