Sostenibilmente in - 8 Marzo 2024

L'ambiente, un sostantivo maschile... ma la transizione ecologica è donna!

Sono a pag.46 dell’Alfabeto della sostenibilità quando ricevo la notifica del promemoria di Outlook: tra 15 minuti ho la riunione sull’avanzamento lavori del nostro Piano di Sostenibilità aziendale.

Entro in saletta verde, sono la prima. Poco dopo arriva Elena con Giulia. Ecco Marianna! Poi Stefania. A seguire entrano Ebe e Sonia; infine, le colleghe dell’ufficio comunicazione, Giò, Anna e Susana.

Mentre si accomodano, aprono i loro quaderni, scelgono con cura la penna da utilizzare e recuperano le varie stampe ed appunti, le guardo con grande stima ed ammirazione.

10 donne in una saletta, 10 donne che si occupano di sostenibilità. 10 formazioni scolastiche, 10 professioniste, 10 esperienze e competenze, 10 consapevolezze, ma tutte attente, motivate e interessate ai temi della sostenibilità. Ci sono le scienziate, le “ingegnere”, chi ha cura la salute e il benessere dei lavoratori e chi riconosce il potere e la forza della comunicazione con la massima attenzione ad evitare il greenwashing.

Proprio uno spaccato del nostro Gruppo, un gruppo dove le donne non sono un’opzione, ma un’opportunità.

Da questo elenco sicuramente incompleto, ma sufficiente, mi nasce una riflessione: e se la transizione ecologica fosse donna?

Recenti studi, tra cui l'indagine condotta da AstraRicerche per conto di Comieco su un campione di 1.206 intervistati, mettono in luce un fenomeno interessante: il genere femminile sembra mostrare una maggiore sensibilità alle tematiche ambientali e una più elevata propensione ad agire per ridurre l'impatto dell'attività umana sul pianeta.

Secondo i dati raccolti, l'85% delle intervistate riconosce una maggiore propensione ai comportamenti virtuosi riguardanti l'ambiente. Ciò che sorprende è che anche il 76% degli intervistati di sesso maschile conferma questa tendenza, riconoscendo la maggiore sensibilità delle donne verso le questioni ambientali.

Le donne non solo lo desiderano, ma lo mettono in pratica: anche secondo i risultati emersi dal Women's Forum nel 2021, basati su un campione di quasi 10.000 individui appartenenti ai paesi del G20, vi è l’evidenza di un importante cambiamento nelle abitudini delle donne per affrontare i cambiamenti climatici.

Questo impegno sembra essere riconosciuto: infatti, sempre secondo AstraRicerche, sono gli stessi uomini a dichiarare (57,8%) che una maggior presenza femminile nelle posizioni apicali della politica e dell’imprenditoria imprimerebbe una svolta nell’impegno a tutela dell’ambiente.

Tuttavia, le donne rimangono ancora sottorappresentate nei ruoli decisionali. Basti pensare ai parlamenti europei dove la percentuale di donne è inferiore al 50% o ai ministri nazionali che si occupano di ambiente e cambiamento climatico dove la rappresentanza femminile è del 32,2%.

Qualcosa però sta cambiando, soprattutto nelle nuove generazioni. Per esempio, avete letto di Giulia Marzetti? La rappresentazione di come il potenziale delle donne possa essere applicato nel campo delle discipline STEM (acronimo inglese di Science, Technology, Engineering and Mathemathics), rispondendo alle forti resistenze culturali e di genere in queste materie scientifiche.

La stessa Commissione Europea ha sottolineato che le discipline STEM sono “fondamentali per guidare la doppia transizione verso un’economia verde e digitale, in un momento di rapida innovazione tecnologica”.

A proposito di materie matematiche e scientifiche, mentre viaggiavo in tutti questi pensieri, Elena ha appena proiettato un complicatissimo dendrogramma… avevano proprio ragione Jo Squillo e Sabrina Salerno, oltre le gambe c’è di più!


Chiara Pontoni

Sustainability Manager Gesteco

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